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Storia del Vino
Antica Roma

Azienda Agraria Antico Colle di Andrea Frangiosa

Ai tempi dell’Antica Roma il vino nella nostra penisola era già molto conosciuto e apprezzato; i romani impararono le tecniche per la coltivazione della vigna dai Greci, dai Cartaginesi e soprattutto dagli Etruschi.

Gli Etruschi infatti amavano coltivare la vite e produrre vino tanto che, già intorno al V secolo a.C. la penisola italica era conosciuta con il nome di Enotria cioè produttrice di vino.

Spesso però le viti, essendo una specie autoctona, veniva lasciata libera di crescere secondo la sua natura per poi raccoglierne i frutti; solo più tardi nacquero delle vere e proprie piantagioni di vite, inizialmente nella zona che si estende alle pendici dei monti Petrino e Massicco in Campania, zona da cui proveniva il noto Vinum Falernum.
Si trovano descrizioni di vigneti ad albero o sostenuti da pali in legno, coltivati su terrazzamenti drenanti a circa dieci pedes (circa 3 metri) l’uno dall’altro. Nel tempo si procedette a coltivare la vite in filari e si iniziò a gestire i capi intrecciandoli a delle canne fino ad arrivare a impianti a cordone che somigliavano molto al nostro guyot moderno.

Come avveniva la vinificazione


Grazie al De re rustica di Lucio Giulio Moderato Columella, un trattato di agricoltura in 12 volumi scritto nel I secolo d.C., conosciamo molti aspetti della produzione di vino nell’antica Roma.

Sappiamo che si aspettava a vendemmiare i grappoli finché non erano ben maturi e che, per raccoglierli si utilizzavano dei coltelli a forma di falce. I grappoli non maturi o alterati non venivano buttati ma erano utilizzati per produrre il vino degli schiavi.

Il mosto veniva fatto fermentare nei dolia, grandi contenitori in terracotta alti circa 2 metri, che venivano tappati e interrati lasciando sporgere solo ¼ della loro altezza. Interessante sapere che se il vino era torbido veniva chiarificato con chiare d’uovo montate a neve o latte fresco di capra.

Non potendo controllare la fermentazione ovviamente i vini prodotti potevano avere gradi alcolici molto vari e, per ovviare a questo problema, i più alcolici venivano mescolati con altri meno alcolici. Ovviamente il gusto degli antichi Romani era molto differente dal nostro; molti vini venivano addizionati con miele, aromi e spesso anche con sale, acqua marina, resina o gesso. I vini ritenuti migliori venivano invece arricchiti con un mosto concentrato che ne alzava la gradazione. Una volta terminata la lavorazione si aggiungevano ancora erbe, miele , aromi vari, profumi o rose.
Insomma i vini dell’Antica Roma erano vini ben aromatizzati!

Conservazione


Una volta finito il vino veniva conservato in anfore di terracotta dette seriae che tenevano da 180 a 300 litri. Queste anfore impermeabili avevano una particolare punta sul fondo che poteva essere conficcata nel pavimento per stabilizzarle. Ovviamente non era certo facile trasportare queste grandi seriae, così per il trasporto venivano utilizzate piccole anfore da 20 litri ognuna delle quali veniva chiusa con un tappo in sughero sigillato con della pece. Già all’epoca i dati relativi alla provenienza erano importanti così, su ognuna di queste anfore compariva un etichetta che riportava il luogo di provenienza del vino, il nome del produttore e il nome del Console in carica.
Queste anfore vennero poi sostituite da botti in legno verso la fine del I secolo d. C. in quanto più pratiche da trasportare anche sui carri.

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